Incentivi: una sottile linea di cofine tra Governo e Case madri
Sempre più spesso negli ultimi anni abbiamo sentito parlare di incentivi riguardanti l'acquisto delle automobili, incentivi di ogni tipo e genere, da quello sulla rottamazione del proprio veicolo usato a quello sull'acquisto di veicoli a basse emissioni, fino ad arrivare ai diversi bonus.
Infatti gli incentivi che riguardano il mondo dell'automobile, e di cui tanto sentiamo parlare, hanno sicuramente fatto in modo più che soddisfacente il loro lavoro, ovvero incentivare le persone ad acquistare nuove auto, in particolare vetture che siano ecologicamente amiche dell'ambiente.
L'Italia, almeno se confrontato con gli altri paesi europei, è la nazione in cui l'adozione degli incentivi ha generato in linea di massima tutti i risultati previsti.
Da un anno a questa parte l'intero globo ha dovuto fare i conti con un fenomeno inaspettato e travolgente come quello che può essere una pandemia, affrontando tutte le difficili sfide che ne derivano. Durante il 2020 abbiamo visto lockdown, stop agli spostamenti, chiusure, crisi economica e chi più ne ha più ne metta, non è di certo un periodo che invoglia gli acquirenti ad acquistare, figuriamoci comprare un auto.
Nonostante ciò però l'Italia, nel primo trimestre del 2021 ha perso nei confronti del mercato automobilistico solo il 16,9%, cifra sicuramente significativamente negativa, ma quasi rincuorante se si vanno a visionare gli stessi dati relativi ai maggiori paesi europei.
In Francia ad esempio troviamo un calo verso il mercato dell'automotive del 20,2%, in Germania del 25,4% e in Inghilterra addirittura del 39,3%.
Guardando i dati relativi al nostro paese si evince che gli incentivi hanno pienamente assolto al loro compito, anche in un periodo storicamente così difficile.
Italia ed incentivi
Un calo così esiguo delle vendite di automobili in Italia, sopratutto se paragonato ai maggiori paesi europei, è in gran parte merito degli incentivi. A dirlo è l'Unrae, ovvero l'Associazione delle case estere in Italia che, a seguito dei dati raccolti, afferma che gli incentivi che agevolano l'cquisto di veicoli ad emissioni ridotte, hanno permesso di aumentare il numero delle immatricolazioni del 64%. Inoltre il dato è ancora confermato dal fatto che questa percentuale è rappresentata da veicoli facenti parte della fascia di emissioni che va da 61 a 135 g/hm CO2. Questo significa che la vendita di automobili green ha fatto da traino a tutto il mercato automobilistico del nostro paese, permettendogli di non collassare come è successo in altri paesi in Europa.
Una battaglia tra governo e Case madri
Gli incentivi sono belli, piacciono a tutti, ma non tutte le case automobilistiche sono disposte ad improntare denaro.
Infatti gli incentivi non sono altro che fondi immessi dal governo o dall'UE, ma sono fondi cosiddetti apparenti. Apparenti perché in realtà sono le case automobilistiche ad anticipare, sotto forma di sconto al cliente sull'acquisto della nuova auto i soldi, che poi verranno recuperati l'anno a venire sotto forma di credito d'imposta dai vari governi.
Visto che la situazione è più complicata di quello che si possa pensare, il governo sta cercando di prendere tempo con le diverse Case, non escludendo la possibilità di un nuovo sostanzioso stanziamento per gli incentivi automobilistici.
Incentivi si, ma solo per i prodotti nostrani
In Parlamento nelle ultime settimane, proprio per i motivi sopracitati, e per il fatto che non tutto dipende dal Governo, si è visto presentare, da parte di diversi deputati della Lega Nord, una proposta di legge alquanto interessante e, se così si può dire, made in Italy.
Questa nuova proposta di legge è mirata al sostegno di tutto quello che gira al mercato automobilistico italiano, ovvero riguardanti solo ed unicamente aziende e vetture italiane, prodotte in stabilimenti all'interno del territorio nazionale e che abbiano un'alimentazione a metano, ibrida, elettrica, GPL o anche un motore termico di classe 6D.
Questo progetto infatti non basa più gli incentivi sulle emissioni di CO2 prodotte dal veicolo, bensì sulla sua italianità. Tali bonus prevedono un contributo che è pari al 10% del prezzo di acquisto del veicolo, fino ad un massimale di 8.000 euro per gli incentivi, e di 80.000 euro per il costo del veicolo.
Tutti coloro che, nei due anni a seguire dalla entrata in vigore della proposta di legge, acquistano una vettura che rispetti i requisiti sopraelencati, possono beneficiare di questi incentivi.
E la rottamazione?
Il contributo Made in Italy sarebbe direttamente collegato alla rottamazione dell'usato, ma anche qui c'è un buon margine di interpretazione.
Infatti per la rottamazione non sono previsti limiti di classe d'inquinamento o di emissioni, gli unici requisiti sono l'appartenenza del veicolo da rottamare alla stessa categoria del veicolo da acquistare (M1) e la proprietà da almeno 12 mesi.
600 milioni di euro sul tavolo
La proposta di legge della Lega Nord avrebbe lo stesso meccanismo degli incentivi attualmente attivi, ovvero il rimborso alle case madri dello sconto sulle vetture sotto forma di credito d'imposta.Le case automobilistiche che rientrerebbero nella lista delle "idonee" sono le più conosciute, come Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Maserati e DR.
L'incentivo speciale volto a valorizzare i prodotti del nostro paese e ad portare maggior flusso di lavoro all'interno delle nostre fabbriche e stabilimenti è davvero originale ed interessante, con l'unico grande neo della somma prevista per lo stanziamento, solo 600 milioni di euro.
Se questa cifra può sembrare elevata basti pensare che i 250 milioni che erano previsti per l'acquisto di vetture fino a 40.000 euro, e con una classe di emissioni molto più ristretta rispetto a quella del piano made in Italy, sono durati solo 14 settimane. Da quest'ottica si può ben immaginare che, una volta accettala la proposta di legge, bisognerà affrettarsi ad approfittare degli incentivi.